Servizio civile, il vivaio «nascosto». Ma per le imprese che sanno cercare

Una formula unica

«Il Servizio civile non è un ripiego, ma un investimento. E i numeri lo dimostrano», afferma Claudio Di Blasi, presidente di Associazione Mosaico, nata nel 2000, quando il Servizio civile era ancora legato all’obiezione di coscienza. «La gestione degli operatori volontari era frammentata – ricorda Di Blasi –. Con alcuni enti decidemmo di sperimentare una formula unica di coordinamento. L’allora direttore dell’Ufficio nazionale per il Servizio civile, Guido Bertolaso, approvò l’idea. Quando partimmo eravamo poche realtà, oggi Mosaico conta 350 enti associati».

Un percorso che, nel tempo, ha trasformato l’associazione che opera in Lombardia in un punto di riferimento nazionale. Non solo per i numeri, ma per la capacità di innovare strumenti e visione. Tra i dati più rilevanti del report 2024, c’è il fatto che il 68% dei ragazzi riceve offerte di lavoro da realtà diverse rispetto a quelle in cui ha prestato servizio, e nel 49% dei casi in settori differenti. Significa che le competenze maturate sono trasversali e trasferibili: dall’organizzazione di eventi alla gestione amministrativa, dall’assistenza a minori e anziani fino alla comunicazione digitale.

Negli anni Ottanta, chi optava per il Servizio civile al posto della leva militare era spesso guardato con sospetto. Di Blasi lo sa bene: «Quando lo feci io, nel 1981, eravamo 5.000 obiettori contro 250.000 ragazzi in divisa». Svolgere il Servizio civile, spiega, ha consolidato quelli che erano i suoi principi e valori.

Con gli anni, la situazione è cambiata. Abolita la leva obbligatoria, annualmente viene pubblicato un bando dal Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale. I giovani scelgono il progetto più affine a sé, e presentano la propria candidatura. Mosaico, mediamente, conta almeno tre candidati per ogni posizione aperta.

Claudio Di Blasi
Claudio Di Blasi

«Una criticità da superare – osserva Di Blasi – è rappresenta dal fatto che ci sono aziende che hanno un approccio emergenziale quando devono assumere nuovo personale, e manca una visione a lungo termine dove sia centrale l’obiettivo di far crescere e trattenere i lavoratori. Ma la risorsa umana è come una materia prima preziosa: se scarseggia, è necessario mettere in atto delle azioni per coltivarla».

Mosaico sta lavorando proprio su questo fronte, organizzando workshop e incontri tra mondo produttivo e giovani operatori volontari. «Vogliamo mostrare alle imprese – aggiunge Dal Lago – che il Servizio civile è anche un’occasione di radicamento territoriale. In Valtellina, ad esempio, il lavoro non manca, ma i giovani partono e non tornano. Il Servizio civile può essere un ponte tra nuove generazioni e comunità locali».

Lo stesso Di Blasi porta un esempio personale. Conclusi gli studi universitari, all’ingresso nel mondo del lavoro «le competenze che mi servirono di più le avevo imparate durante il percorso di Servizio civile: la capacità di gestire gli uffici, il relazionarmi con il pubblico, saper lavorare in squadra. Competenze affinate non sui libri, ma grazie all’esperienza diretta».

Oggi la sfida è ancora più grande: il settore educativo vive una carenza drammatica di figure professionali. «In Lombardia mancheranno 7-8.000 educatori entro tre anni – avverte il presidente –. Non possiamo importare queste competenze dall’estero. Con Regione e con le Cooperative attive sul territorio stiamo sperimentando come la Leva civica possa diventare anche uno strumento di orientamento e formazione verso specifici percorsi di studio».

Una palestra di vita

L’idea di fondo è chiara: trasformare il Servizio civile e la Leva civica in una sorta di palestra di vita, capace di unire imprese, terzo settore e istituzioni. «Immaginate un gruppo di aziende che investono insieme ad altri soggetti in un vivaio di giovani, promuovendo la formazione e il radicamento nel territorio – spiega Dal Lago –. Sarebbe un modello di sostenibilità sociale ed economica».

Non una panacea, certo. «Il Servizio civile non risolve tutti i problemi – conclude Di Blasi – ma è un tassello fondamentale in un’Italia che invecchia e che rischia di sprecare le poche energie giovani rimaste. Noi lo vediamo ogni giorno: questi ragazzi non sono solo operatori volontari, sono la nostra più grande ricchezza».

Dietro le percentuali ci sono storie, scelte, percorsi di crescita. Ragazzi che scoprono un mestiere, aziende che trovano collaboratori affidabili, territori che ritrovano energie. Ed è forse questo il vero messaggio che arriva da Associazione Mosaico: in un Paese che soffre di inverno demografico e di sfiducia, il Servizio civile universale e la Leva civica regionale non sono solo esperienze di altruismo e impegno sociale, ma incubatori di futuro. Come dice Dal Lago, «il valore aggiunto non è solo quello che i giovani fanno durante il servizio, ma ciò che diventano dopo. E di questo, oggi, abbiamo un bisogno disperato».

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